Uno dei club storici di New York, il Birdland, la notte fonda e qualche decina di spettatori a pochi centimetri dal palco, cinque jazzisti che si conoscono da svariati lustri, due leader e tre vere stelle a completare il quintetto: Randy Brecker, George Mraz e Billy Hart. Un incisione che risale a fine agosto 2012 e che meritoriamente la ACT trae da un possibile oblio.

Uno dei club storici di New York, il Birdland, la notte fonda e qualche decina di spettatori a pochi centimetri dal palco, cinque jazzisti che si conoscono da svariati lustri, due leader e tre vere stelle a completare il quintetto: Randy Brecker, George Mraz e Billy Hart.

Incisione che risale a fine agosto 2012 e che meritoriamente la ACT trae da un possibile oblio, anche per festeggiare il compleanno dei dioscuri Richie Beirach (70) e Gregor Huebner (50, violino), curiosamente nati lo stesso giorno, il 23 Maggio, due Gemelli mercuriali, ci avverte lo Zodiaco, “individualisti assoluti che trovano la libertà nell’incontro con il compagno perfetto”.
Congiunzioni astrali a parte, è chiaro che una formazione di tale livello legittima grande attesa, ripagata dal leader della serata, Richie Beirach, pianista da sempre dotato di notevoli colpi d’ala, capace di trovare una propria personale forma di narrazione con l’assorbimento di stilemi tipici della musica Classica europea, abile a mescolare pronunce e forme.

In scaletta troviamo infatti “Around Bartòk Bagatelle” e la “Siciliana” di Bach accanto a “Transition” di Coltrane, “You don’t know what love is”, uno degli standard più bazzicati dal newyorkese ed in cui si lancia a capofitto Randy Brecker, e soprattutto l’elegante “Elm”, la sua più celebre composizione qui dilatata fino a 20 minuti in forma di melanconica suite con punti di delizioso astrattismo.
Le strutture armoniche di Bach e Bartòk veicolano improvvisazioni assai fluide, e se il trio pianistico prende il sopravvento per lunghi tratti, sono gli interventi del violinista tedesco e di un Randy Brecker in gran forma a far drizzare le orecchie, per un album che evita la benchè minima traccia di noia per tutta la sua durata.

Incisione naturale, e tentazione di premere immediatamente il tasto repeat dopo l’ultimo applauso degli avventori del Birdland.

Valutazione: * * * *

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